L'ideologia gender
Come nasce e perché non esiste l'Ideologia o teoria gender.

Foto di Aleks Magnusson per Pexels
La “teoria del gender” o “ideologia gender” è un neologismo coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni 90 del XX secolo per criticare e opporsi agli studi scientifici di genere.
Chi utilizza tale espressione è fondamentalmente un “complottista” secondo cui gli studi di genere coprirebbero un complotto mirante alla distruzione della famiglia e di un supposto ordine naturale su cui fondare la società.
La "teoria del gender" è un termine ombrello, usato contro i movimenti femministi e LGBT+, in opposizione alle lotte, rivendicazioni e teorie che tali movimenti hanno elaborato e prodotto.
Chi sostiene l’esistenza di una ideologia gender, mescola elementi della sociologia costruzionista (il genere e i ruoli sociali come costrutti della società), degli studi di genere, della teoria queer (il superamento del binarismo di genere), del femminismo (l'uguaglianza tra uomo e donna), e degli studi sul transessualismo (la differenza tra identità di genere e sesso biologico), finendo per disegnare un sistema di pensiero unitario che, invero, non appartiene né è propugnato da alcuno degli ambiti culturali e di ricerca citati.
L’anti-gender è ascrivibile a Dale O'Leary, medico statunitense e antifemminista storica, affiliata all'Opus Dei, e collaboratrice dei centri di terapia di conversione di omosessuali fondati da Joseph Nicolosi (terapia considerata inutile, dannosa e contraria all'etica professionale a partire dalle Nazioni Unite e ordini e associazioni professionali, tra cui l'Ordine italiano degli psicologi).
Nel suo The Gender Agenda: Redifining Equality del 1997 (pubblicato in Italia nel 2006 come Maschi o femmine?), O'Leary teorizza l’esistenza di questa “agenda gender” dopo che alla Conferenza mondiale sulle donne del 1995, l'uso della parola gender venne usato in luogo di sex da parte di associazioni per i diritti delle donne e delle persone LGBT+.
Già nel 1993 la biologa Anne Fausto-Sterling spiegava, in un articolo sulla rivista The Sciences, come il tentativo di forzare l'appartenenza sessuale dei neonati alla logica binaria fosse un atto di violenza ai dati biologici e proponeva provocatoriamente di aggiungere ai due sessi tradizionali lo herm (l'ermafrodito, ovvero un intersessuale con un testicolo e un'ovaia); il merm (lo pseudoermafrodita maschio con i testicoli, con qualche caratteristica sessuale femminile e nessun'ovaia) e la ferm (pseudoermafrodita femmina con le ovaie, con qualche caratteristica sessuale maschile e nessun testicolo).
Anne Fausto-Sterling, come Suzanne Kessler in un articolo precedente del 1990, voleva solo favorire un dibattito e un cambio di prassi all'interno del mondo clinico che si occupava del trattamento delle persone intersessuali.
L’intenzione era quella di fermare l’abitudine di operare alla nascita i neonati con malformazioni genitali, assegnando loro arbitrariamente un sesso prima ancora che essi potessero sviluppare una loro identità di genere.
Nel mondo anglosassone l’espressione gender ideology ('ideologia di genere') viene utilizzata in campo accademico nell'ambito degli studi di genere.
In questo contesto, tuttavia, l'espressione si riferisce ad «ogni atteggiamento riguardante i ruoli, i diritti e le responsabilità appropriati agli uomini e alle donne in una società», senza alcuno specifico riferimento all'omosessualità o al transgenderismo.
Questa prassi d'uso, quindi, è radicalmente diversa dalla presunta "ideologia" oggetto degli attacchi del mondo conservatore.
Diverse associazioni accademiche e ordini professionali si sono espressi soprattutto negli anni 2014-2015, ribadendo che una "ideologia" del gender semplicemente non esiste: le intense campagne mediatiche sarebbero piuttosto da ricondurre a dinamiche tipiche delle teorie del complotto.
L'Associazione Italiana di Psicologia (AIP) nel marzo 2015 ha diffuso un documento in cui afferma di
«intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l'inconsistenza scientifica del concetto di "ideologia del gender". Esistono, al contrario, studi scientifici di genere, meglio noti come Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all'economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l'orientamento sessuale.»
Dopo i vari pronunciamenti degli ordini regionali a settembre 2015 anche il Consiglio nazionale dell'Ordine nazionale degli psicologi ha preso ufficialmente posizione, appoggiando pienamente la posizione dell'Associazione Italiana di Psicologia, ribadendo «l'inconsistenza scientifica del concetto di "ideologia del gender"» e chiarendo che «favorire l'educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico‐formativi contenuti riguardanti il genere e l'orientamento sessuale non significa promuovere un'inesistente "ideologia del gender", ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell'affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo.»
La Società Italiana delle Storiche (SIS- nata nel 1989 con l'obiettivo di promuovere la ricerca storica, didattica e documentaria nell'ambito della storia delle donne e della storia di genere) ha affermato che «non esiste [...] una "teoria del gender"» e che il "genere" (gender) è piuttosto «uno strumento concettuale per poter pensare e analizzare le realtà storico-sociali delle relazioni tra i sessi in tutta la loro complessità e articolazione».
Alcuni studiosi hanno denunciato come alcuni movimenti cattolici, abbiano introdotto nel dibattito pubblico una lettura distorta delle teorie del genere, con toni aggressivi ed allarmistici al solo fine di ostacolare il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali, transgender e intersex.
Significativo, in effetti, è il fatto che intense campagne di denuncia del presunto complotto dettato dall'agenda "gender" siano state condotte, prima in Francia e poi in Italia, esattamente in coincidenza con l'apertura di un pubblico dibattito circa il matrimonio egualitario o le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Secondo la filosofa Michela Marzano questa sarebbe una prova sufficiente della strumentalità di campagne basate sulla paura e sulla confusione voluta e cercata, al fine di evitare il riconoscimento della piena dignità delle persone LGBT.
In questo senso,
anche l'utilizzo dell'anglicismo "gender", al posto della parola già esistente in italiano, "genere", sarebbe un artificio retorico volto a creare, nelle persone meno preparate, la confusione e la paura che si stia introducendo qualcosa di anomalo ed "alieno".
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